La situazione in Italia
In Italia, manco a dirlo, siamo agli ultimi posti della classifica con neanche 55mila punti (di cui però un quinto è nella sola Lombardia) ed una misera crescita del +19%; nello stesso periodo la Germania segna un +7281% con oltre 4milioni e 330mila punti (avete letto bene). Chi volesse approfondire può trovare, nella apposita sezione multimediale in basso, la cartina mondiale interattiva con i principali dati aggiornati allo scorso dicembre 2014.
Unica consolazione è che l'Italia è nella top ten dei Paesi per le connessioni negli alberghi: siamo sesti, con quasi 14mila hotspot nelle nostre strutture ricettive. Nelle 300 città principali italiane però sono meno di 3mila le connessioni gratuite, metà sono offerte da Enti Pubblici e l'altra metà da esercizi commerciali. Entro la fine dell'anno a queste si aggiungeranno altre 900 nei principali uffici di Poste Italiane, l'obiettivo è di coprirli tutti in un paio d'anni - ovviamente quelli che rimarranno aperti. Migliori di noi anche la Spagna, la Polonia e l'Estonia.
Dal 2012 ad oggi, grazie anche agli investimenti stanziati per Expo 2015, il capoluogo lombardo è stato letteralmente tappezzato di hot-spot, tanto da diventare la prima città italiana e una delle principali d'Europa per numero di connessioni pubbliche gratuite. I numeri parlano chiaro: con le sue 370 aree collegate (300 postazioni all'aperto fra piazze, parchi, giardini e stazioni, e 70 indoor disponibili nelle sedi comunali) e i suoi 200mila utenti iscritti (circa 400 nuovi al giorno), quello meneghino è il primo centro italiano e il secondo a livello europeo (dopo Barcellona). Seguono in Italia, Roma 176 aree, Firenze 120, Verona 120 e Genova 90.
Test sul campo a Gallarate - Descrizione
Sulla falsa riga del test effettuato da AltroConsumo a Torino, Milano, Firenze, Roma e Napoli, siamo tornati a Gallarate, dove da mesi c'è un palleggio tra utenti e tecnici sul funzionamento dell'unico hotspot cittadino gratuito all'aperto: gli utenti si lamentano e dicono che non funziona; i tecnici invece affermano il contrario.
Sono stati effettuati dei test ma nessuno "indipendente", allora ci abbiamo provato noi, ecco quello che abbiamo fatto e scoperto.
Premettiamo che il test è stato effettuato per diversi giorni con gli stessi risultati, anche se le fotografie si riferiscono al test finale di ieri sera.
Come strumentazione abbiamo installato due APP nel nostro telefonino Android: "Analizzatore WiFi" della FarProc e "Mappe 3G 4G WiFi & Speed Test" della OpenSignal.
Abbiamo sostato in quattro punti: le panchine di piazza Libertà, le panchine di Via Manzoni, il parcheggio di Piazza Garibaldi e la piazzetta dell'ingresso della Chiesa di San Pietro.
Per prima cosa abbiamo lanciato una panoramica dei segnali e abbiamo scoperto subito chiaramente il problema. Per capire i grafici che seguono, che sono scatti dello schermo del telefonino, sono necessarie poche e semplici nozioni di base:
- in Italia il WiFi (in codice IEEE 802.11), dispone di soli 13 canali di trasmissione;
- ogni apparecchiatura (router hotspot) occupa un canale, chi si collega ad esso usa lo stesso canale a turno;
- ogni zona di collegamento (singola area di un territorio) generalmente viene gestita da diverse apparecchiature. Durante il test di Gallarate abbiamo rilevato almeno quattro apparecchiature del sistema comunale;
- ogni apparecchiatura (router hotspot) generalmente è programmata per spostarsi automaticamente su un altro canale al rilevamento di disturbi (scariche varie, forni a microonde ed altri hotspot);
- ogni trasmissione occupa un canale ma disturba i canali adiacenti;
- su ogni canale predomina la trasmissione di potenza maggiore ma tutte quelle di potenza inferiore sullo stesso canale la disturbano.
Test sul campo a Gallarate - Risultati
Questa è l'immagine della panoramica nel primo punto: le panchine di piazza Libertà.
L'assemblamento che vedete, di fatto impedisce all'apperecchiatura "Comune Gallarate WiFi" di operare, sostando qualche minuto abbiamo notato che tutti gli hotspot cambiano freneticamente il canale, di fatto, impedendo la connessione se non i rari casi fortunati. In questo punto non siamo riusciti mai ad effettuare un collegamento stabile e quindi a lanciare un test di velocità.
I punti di collegamento privati (quelli delle aziende e quelli di casa nostra) in Italia sono stimati in 37milioni e condividono lo stesso spazio e gli stessi canali. La densità media è circa il 50% rispetto alla popolazione, cioè se una zona circoscritta è abitata da 60 persone, è molto probabile che troveremo 30 apparecchiature WiFi e per il futuro c'è da aspettarsi un incremento. Pensate che le auto del futuro, avranno tutte una connessione WiFi.
Ma proseguiamo con gli altri punti: le panchine di Via Manzoni.
Anche in questo punto non siamo riusciti mai ad effettuare un collegamento stabile e quindi a lanciare un test di velocità.
Il parcheggio di Piazza Garibaldi è stato una sorpresa.
Certo due apparecchiature che trasmettono sullo stesso canale disturbandosi a vicenda ci sembra una boiata, tuttavia questo è risultato l'unico punto, in centro a Gallarate, da cui ci si può connettere quasi con certezza.
Abbiamo quindi effettuato uno speed test con l'altro programma e questo è il risultato.
Proseguendo per la piazzetta dell'ingresso della Chiesa di San Pietro la situazione però torna tragica.
Ancora una volta non siamo riusciti mai ad effettuare un collegamento stabile e quindi a lanciare un test di velocità.
Conclusioni
In conclusione le prestazioni di queste reti sono molto sensibili all'affollamento, inoltre, più utenti connessi ci sono più aumentano disconnessioni e rallentamenti (abbiamo effettuato test anche in momenti di punta). Tuttavia è altrettanto vero che non abbiamo rilevato una progettualità nell'istallazione, cioè le apparecchiature, secondo noi, sono posizionate male e non sono coordinate (vedi le due nello stesso edificio in piazza Garibaldi che trasmettono sullo stesso canale). Considerando poi la scarsa velocità possiamo definire la seguente qualità del servizio: che lascia a desiderare.
A chi ci dirà che a caval donato non si guarda in bocca, rispondiamo in anticipo che questi "servizi gratuiti" costano centinaia di migliaia di euro dei contribuenti.
Dal punto di vista tecnico comprendiamo che le condizioni sono veramente difficili, ma proprio per questo è necessario mettere in campo tutte le attenzioni e le competenze.