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Martedì, 02 Luglio 2013 08:07

Cosa ferma la sanità? La paura dei tribunali!

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Cosa ferma la sanità? La paura dei tribunali!

Prima i ginecologi, ora gli ortopedici: il timore del contenzioso legale spinge i medici a proteste estreme. Le proposte per risolvere i problemi non mancano, ma non si vedono interventi all'orizzonte. Duemila interventi programmati sono "saltati" per un'adesione che sfiora il 90% degli ortopedici. Per non parlare delle migliaia di visite, anch'esse "saltate".

Sono i numeri dello sciopero degli ortopedici del servizio pubblico che oggi si sono astenuti dal lavoro perché, come ha spiegato Michele Saccomanno, presidente della Nuova Ascoti, il sindacato che ha proclamato la protesta, «non sono più in grado di entrare in sala operatoria con serenità» per il timore di "ritorsioni" legali sulla loro attività.

Lo sciopero (che ha avuto il sostegno di altri sindacati medici oltre che della Società italiana di ortopedia, degli ortopedici traumatologi ospedalieri e del Collegio italiano chirurghi) giunge il giorno dopo la scadenza per la stesura del nuovo regolamento sulle assicurazioni, che secondo il decreto Balduzzi sarebbe dovuto arrivare entro il 30 giugno; ma che, appunto, ancora non s'è visto.

Mancanza di una definizione dell'atto medico (a quanto pare siamo in compagnia dei soli Polonia e Messico) tale che «il chirurgo che commetta un errore con il bisturi viene giudicato come chi causa un incidente stradale o come un malvivente che sfregia la sua vittima con un coltello» e prezzi delle polizze assicurative altissime (fino a 18 mila euro l'anno, assicurano gli interessati) sono tra le principali ragioni che hanno portato alla decisione di scioperare.

Nessun professionista ormai è più in grado di fornire servizi adeguati perché teme di esporsi a rischi insostenibili che tra l'altro i massimali delle assicurazioni non sono in grado di coprire.

- lamenta Saccomanno e ammette:

La nostra protesta crea disagi ai pazienti di cui ci scusiamo, ma arriva proprio per garantire la sicurezza e la qualità delle prestazioni ai pazienti. Noi non vogliamo aumentare le loro sofferenze o le liste di attesa, ma viviamo un disagio che non è più sostenibile.


Qualche proposta per trovare una soluzione

Oggi gli ortopedici di tutta Italia incrociano le braccia: questo è solo l'ennesimo capitolo di una storia che si ripete e che negli ultimi tempi ha portato ad azioni di protesta, anche eclatanti come lo sciopero delle sale parto del 12 febbraio, da parte di alcune sigle mediche. È il grido di dolore dei medici del settore pubblico e privato indistintamente che si trovano di fronte a un'imminente scadenza.

- osserva Adolfo Bertani, presidente di Cineas, il Consorzio universitario non profit del Politecnico di Milano che si occupa di formazione e diffusione della cultura del rischio.

Il prossimo 13 agosto, infatti, scatta l'obbligo per i medici di sottoscrivere una polizza di responsabilità civile professionale. Una scadenza che si scontra con la difficoltà da parte dei medici /in particolare di quelli della cosiddetta "area a rischio" (ginecologi, chirurghi, ortopedici)/ di stipulare coperture assicurative adeguate, visto che molte compagnie considerano il settore sanitario quanto meno complesso a causa dell'aumento esponenziale degli importi dei risarcimenti danni da presunti casi di malpractice.

Ma il Cineas ha:

inaugurato il primo tavolo di lavoro che ha riunito professionisti della sanità pubblica e privata, compagnie assicuratrici e broker, accademici, associazioni a tutela dei consumatori, ed esperti con l'obiettivo comune di individuare le priorità su cui si richiede l'intervento delle Istituzioni al fine di garantire il corretto svolgimento della professione a ogni medico, che sia più o meno "a rischio", nell'interesse finale di ogni cittadino.

– spiega Bertani.

Dalle discussioni al tavolo di lavoro sono emerse alcune priorità, a cominciare dagli interventi sulla prevenzione del rischio clinico (introduzione di un hospital risk manager; obblighi formativi specifici sul rischio sanitario a tutte le parti coinvolte; insegnamento della gestione del rischio clinico nei corsi di laurea e nelle scuole di specializzazione), per proseguire con quelli sulla responsabilità civile del professionista della sanità (fondo di copertura assicurativa per le professioni sanitarie; risarcimenti più facilmente definibili in base a tabelle di quantificazione del danno; aggiornamento degli albi dei consulenti tecnici di ufficio; obbligo di ricorso preventivo alle camere di conciliazione) e sull'area della responsabilità penale (misure per disincentivare il ricorso al sistema penale come leva per ottenere risarcimenti; depenalizzazione della "colpa lieve" nel caso in cui il professionista sanitario si sia attenuto a linee guida e buone pratiche).

Le proposte finali condivise dai partecipanti al tavolo di lavoro Cineas sono di vitale importanza per i professionisti della sanità. Intervenire per disincentivare il ricorso massiccio al sistema penale per ottenere più velocemente un risarcimento, così come una più concreta quantificazione del danno risarcibile, e l'utilizzo di consulenti tecnici di ufficio specializzati e competenti sarebbe un modo concreto per rendere il settore più facilmente assicurabile, aiutando noi medici a svolgere la professione in un clima decisamente più sereno.

– assicura Mauro Longoni, vice presidente di Cineas e di Acoi, l'Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani.

Letto 10814 volte Ultima modifica il Domenica, 27 Novembre 2016 18:46
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