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Lunedì, 08 Luglio 2013 02:00

Spending review nella Pubblica Amministrazione: 7800 statali in esubero

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Spending review nella Pubblica Amministrazione: 7800 statali in esubero

È tempo di tagli nella Pubblica Amministrazione. Entro fine mese 7.800 "esuberi" individuati durante i monitoraggi effettuati nell’ambito della spending review fra il personale dei ministeri e degli altri settori della P.A. centrale dovranno essere gestiti nell’ambito di un piano di austerity che, nelle ultime settimane, sembrava avviato verso una proroga, poi eliminata dal testo finale del decreto Iva-lavoro.

La parte più cospicua delle cosiddette "eccedenze", 3.314 fra impiegati e dirigenti, è concentrata nell’INPS che in tempi recenti si è fusa con l’INPDAP (la cassa previdenziale dei dipendenti pubblici) e l’ENPALS (cui fanno riferimento i lavoratori dello spettacolo e dello sport) ed è in fase di riorganizzazione interna. Sono, invece, 3.236 gli impiegati dei vari ministeri in eccesso, mentre circa 1.260 impiegati sono stati individuati negli enti pubblici non economici come ACI e ISTAT, nell’ENAC (Ente Nazionale di Aviazione Civile) e negli enti di ricerca.

I tagli rientrano nel decreto sulla spending review del luglio 2012, sono, dunque, un’eredità del Governo Monti. Alle amministrazioni spetta il compito di individuare i dipendenti pubblici che, entro la fine dell’anno, siano in possesso dei requisiti previdenziali pre-riforma e, successivamente, inserirli in una corsia preferenziale nella via verso il pensionamento. Per chi non ha ancora maturato i contributi necessari al pensionamento, pur essendovi molto vicino, verranno messi in campo progetti di mobilità per destinare alle amministrazioni che ne hanno bisogno gli impiegati in mobilità. Prevista da molti anni nel pubblico impiego, la mobilità non è mai stata applicata in maniera diffusa: con la spending review decade la volontarietà e il provvedimento diventa obbligatorio. Due anni all’80% dello stipendio tabellare per trovare una nuova occupazione, poi il licenziamento.

Un discorso a parte è quello riguardante le Province che attendono lumi dalla riunione della Corte Costituzionale che sarà chiamata a valutare la legittimità delle riforma avviata dal Governo Monti. Anche qualora la Consulta decidesse di ridare vita a tutte le Province rimarrebbe comunque la questione di un riaggiustamento verso il basso degli enti sovradimensionati rispetto alla popolazione e alla grandezza del territorio interessato. Un discorso di proporzionalità che tocca anche ai 5.700 Comuni italiani che non arrivano a 5mila abitanti che, dall’inizio del 2013, avrebbero dovuto avviare un processo tendente alle Unioni di almeno 10mila abitanti, con quote più basse per i comuni montani.

Gli ultimi dati Eurostat disponibili inchiodano l’Italia alle sue responsabilità: il debito pubblico (dati 2011) resta al 120,7% contro una media dell’UE27 dell’82,5% e dell’area Euro all’87,3. Solamente la Grecia (170,6%) ci supera, mentre sia il Portogallo (108,1%) che Irlanda (106,4%) restano al di sotto della nostra percentuale anche se va fatto un distinguo: se per i nostri colleghi lusitani e irlandesi c’è stata una vera e propria esplosione nel triennio 2008-2011, per l’Italia il processo di indebitamento è iniziato negli anni Ottanta.

Ora si tirano le somme e i tagli al pubblico impiego non sono che una parte di un disegno di spending review che interessa anche l’articolazione degli enti locali, il sistema pensionistico e quello degli ammortizzatori sociali, la sanità, l’istruzione e la cultura. Una dieta dimagrante che per molti settori del Paese (alcuni altamente strategici come la cultura) rischia di essere letale.

Letto 2737 volte Ultima modifica il Domenica, 07 Luglio 2013 12:38
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