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Oggi è la Giornata internazionale contro i test per le armi nucleari

Il 29 agosto si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale contro i test per le armi nucleari. La Giornata ha lo scopo di spingere le Nazioni Unite, gli Stati membri, le organizzazioni intergovernative e non governative, i centri accademici, le reti di giovani ed i media ad informare, educare e sostenere la necessità di cessare ogni forma di esperimento nucleare come passaggio significativo verso un mondo più sicuro. A questo fine, ogni anno vengono organizzate una serie di attività in tutto il mondo, come conferenze, trasmissioni televisive, eventi formativi allo scopo di risvegliare e catturare le coscienze e l’attenzione globale, affinché ci si soffermi a riflettere sull’urgenza di un tentativo unificato volto a prevenire i test degli armamenti nucleari ed ad un impegno comune per bloccare la pratica distruttiva di ulteriori sperimentazioni nucleari.

I test delle armi nucleari sono iniziati il 16 luglio 1945 (79 anni fa), in un sito a circa 340 chilometri a sud di Los Alamos, in New Mexico. Ne sono stati svolti circa duemila. Nei primi periodi dei test nucleari è stata prestata poca attenzione agli effetti devastanti sulla vita umana. La storia infatti ci ha mostrato gli effetti devastanti dei test delle armi nucleari. L’esplosione del’45 sollevò una torre di fumo di circa 150 piedi (quasi 46 metri) e rilasciò oltre 18 chilotoni di potenza. Per comprendere la portata della detonazione, un chilotone è l’equivalente dell’energia liberata dall’esplosione di mille tonnellate di tritolo. L’operazione superò i test e consegnò all’esercito americano un’arma tanto micidiale quanto devastante, come dimostrato dalle bombe sganciate sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki.

Inizialmente considerati segno dell’innovazione tecnologica e scientifica, soprattutto durante gli anni della Guerra Fredda, la corsa agli armamenti ha trascurato quelli che potevano essere gli effetti sulla vita umana e l’ambiente.

Il 2 dicembre del 2009 15 anni fa, durante la sessantaquattresima Assemblea Generale delle nazioni Unite, venne istituita la Giornata internazionale contro i test per le armi nucleari, fissando la data del 29 agosto; in un giorno che celebra la chiusura del Poligono nucleare Semipalatinsk in Kazakistan, avvenuta nel 1991 proprio il 29 agosto. La prefazione della risoluzione sottolinea che “ ogni sforzo dovrebbe essere volto a porre fine ai test nucleari con l’obiettivo di scongiurare devastanti e dannose conseguenze alla vita, alla salute e all’ambiente… per raggiungere l’obiettivo di un mondo senza armi nucleari”.

Il Trattato sul Bando Totale degli Esperimenti Nucleari (CTBT) rappresenta lo strumento internazionale per mettere fine a qualsiasi forma di test nucleare, ma purtroppo deve ancora entrare in vigore. Il CTBT è stato adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 settembre 1996, ma finora solo 183 paesi lo hanno firmato e 168 lo hanno ratificato.

Inoltre, sostenendo che il disarmo e l’eliminazione totale delle armi nucleari siano l’unica garanzia assoluta contro l’uso o la minaccia delle armi nucleari stesse, l’Assemblea Generale ha proclamato il 26 settembre la Giornata internazionale per l’Eliminazione Totale delle armi Nucleari: dedicata a promuovere l’obiettivo dell’eliminazione totale delle armi nucleari attraverso la mobilitazione degli sforzi internazionali.

La giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari è stata osservata per la prima volta nel settembre del 2014.

La norma contro i test è un esempio di provvedimento che serve sia per obiettivi di disarmo sia di non proliferazione.

Se da una parte la comunità internazionale è unanime sul fatto che gli esperimenti nucleari comportino rischi potenzialmente mortali, dall’altra permane ancora una mentalità di gara al rialzo tra stati e un sospetto persistente sulla possibilità di condurre test nucleari illegali.

Tuttavia nel corso degli anni, scienza e tecnologia hanno compiuto progressi aumentando in modo esponenziale la loro capacità di monitorare e verificare la conformità dei meccanismi e l’individuazione della proliferazione delle armi nucleari.

Il trattato prevede un regime di verifica basato sull’International Monitoring System, le ispezioni in situ e l’International Data Center.

L’International Monitoring System consiste di 337 strutture (il 90% è attualmente funzionante) dislocate in tutto il mondo per monitorare eventuali indizi di esplosioni nucleari. Sono stazioni sismiche, idroacustiche, postazioni per registrare gli infrasuoni generati da grandi esplosioni e, naturalmente, rivelatori di particelle radioattive nell’atmosfera e laboratori che analizzano radionuclidi.

Vi sono poi le ispezioni in situ, durante le quali vengono raccolte eventuali prove nei siti sospetti, e l’International Data Center, a Vienna, nel quartiere generale del CTBTO, in cui arrivano e vengono elaborati gigabyte di dati provenienti dalle stazioni di monitoraggio.

Tutti i dati raccolti forniscono anche informazioni ambientali e sono state adoperate per scopi differenti rispetto al controllo dei test nucleari. Possono servire, ad esempio, per lo studio degli oceani, dei vulcani, del riscaldamento globale e possono dare indicazioni in tempo reale ai centri di allerta tsunami. Nel marzo 2011, durante l’incidente della centrale di Fukushima, le stazioni dedicate all’analisi dei radionuclidi hanno tracciato la dispersione di radioattività su scala globale.

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