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Affronta la tua giornata con una sana risata
Lo sapevi che?

Lo sapevi che?

Piccole e Grandi curiosità, pillole di Cultura, qualche volta una piccola lista di cose che è meglio sapere prima di affrontare la giornata. Una rubrica "quasi" quotidiana... per non farsi mai trovare "impreparati".

un ripiano, appoggiati ad esso dei calchi in gesso, in alto una finestra basculante, una borraccia appesa, un quadretto sul muroL'Atelier dell'artista: un daguerréotype del 1837 realizzato dall'inventore di questo procedimento fotografico, Louis Jacques Mandé Daguerre.

Dagherrotipia

Sostantivo femminile

Etimologia

Il termine Dagherrotipia deriva da dagherrotipo (processo fotografico) da Daguerre = cognome di colui che è riconosciuto universalmente come l'inventore di questo processo fotografico.

Significato

La dagherrotipia fu il primo procedimento fotografico per lo sviluppo di immagini (tuttavia non riproducibili). Messo a punto dal francese Louis Jacques Mandé Daguerre da un'idea di Joseph Nicéphore Niépce e del figlio di questi, Isidore, venne presentato al pubblico nel 1839 dallo scienziato François Arago, presso l'Académie des Sciences e dell'Académie des Beaux Arts.

Il dagherrotipo è il risultato del procedimento, cioè l'immagine fotografica.

una stella isolata molto brillante nel buio

La cometa di Natale esiste davvero. Ecco come e quando avvistarla

Nell’immaginario di tutti, sin da bambini, esiste una stella che brilla più delle altre: si tratta della stella cometa, proprio quella che ha illuminato il sentiero dei re Magi e che è presente in ogni presepe della tradizione. Ma la cometa di Natale non è solo qualcosa di favolistico: esiste davvero ed è visibile proprio in questi giorni. Basta un binocolo, puntato al cielo, per ammirarla, soprattutto se, dando un'occhiatina alla fase lunare, ci troviamo vicino alla luna nuova cioè buia.

una teiera con due tazze, piattini, tutto trasparente su di un tavolo bianco contengono tè

Parliamo della tipica bevanda calda inglese: ma qual è la forma corretta per scriverne il nome tra te, tè, the, thè e tea? E, soprattutto, come si scrive in italiano?

Prima di spiegare qual è la forma giusta è bene soffermarci sul significato del pronome personale "te" e in che modo bisogna utilizzarlo.

Prima di tutto una breve distinzione, quella cioè che caratterizza i pronomi personali, le cui forme sono di due tipi:

soggettive, che servono per il soggetto (io, tu, egli)

oblique, che servono per i complementi diretti e di termine (ho visto te, l’ho portato a te)

Secondo le regole della grammatica italiana, il pronome personale "tu" si usa sempre con valore di soggetto: hai mangiato tu la mela. In alcuni casi, però, con la stessa funzione può essere utilizzato anche il pronome obliquo "te": beato te che hai finito; ne so quanto te.

Allo stesso modo "te" è usato ricalcando forme dialettali: io vado, vieni anche te?  Con funzione di complemento insieme a verbi come essere, sembrare e parere: faccio diversamente, io non sono come te o accompagnato da un participio assoluto: ho nominato tutti, compreso te.

Fatta questa doverosa precisazione sul significato e su come si scrive "te", procediamo con il nostro quesito iniziale, escludiamo "te" perché abbiamo visto che è un'altra cosa.

Spesso, soprattutto nella lingua scritta, se vogliamo riferirci alla bevanda, facciamo confusione tra le forme tè, the e tea: qual è quella giusta e come si scrive in italiano?

Fermo restando che la variante inglese corretta è tea (mentre the, com’è noto, è l’articolo determinativo utilizzato sempre in questa forma, a prescindere dal genere e dal numero del sostantivo cui si riferisce), la parola italiana corretta per indicare la bevanda calda è , mentre le forme accentate thè e thé sono errate e assolutamente da evitare: sono, infatti, una sorta di "compromesso" tra l’italiano e le suddette grafie straniere, per cui è sempre meglio utilizzare la forma corretta italiana "tè" o quella inglese "tea".

è la grafia corretta, usata sia per indicare la pianta asiatica delle teacee che la gustosa bevanda inglese nella lingua italiana. Cosa peraltro confermata dall’Accademia della Crusca.

un dipinto, gli apostoli raccolti, dal cielo appare una colomba e un fascio di luce"La Pentecoste" del pittore fiammingo Jan Anton Garemyn

Pentecoste

Nonostante sia forse meno conosciuta, si tratta di una delle ricorrenze cristiane più importanti dell'anno liturgico.

Etimologia

Il termine Pentecoste deriva dal greco pentēkostḗ (hēméra) = "cinquantesimo" (giorno).

Significato

La Pentecoste celebra la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli riuniti insieme nel Cenacolo, il luogo dove avvenne l'ultima cena di Gesù.

Periodo

Cade esattamente cinquanta giorni dopo la Pasqua.

Origini

Nella tradizione ebraica la Pentecoste si chiamava Shavuot ed era una festa agricola in cui si ringraziava Dio per i doni offerti dalla terra. Si celebrava anche in questo caso 50 giorni dopo la Pasqua ebraica e coincideva con l'inizio della mietitura e la raccolta dei primi frutti. Con il tempo la celebrazione si è poi arricchita di un ulteriore significato, che permane ancora oggi, ossia il ricordo del giorno in cui Dio consegnò a Mosè le Tavole della Legge sul Monte Sinai.

La Pentecoste cristiana

Secondo la tradizione, il primo a parlare di Pentecoste in onore dello Spirito Santo fu Tertulliano (150-230 d.C.), uno dei più famosi apologisti cristiani dell'epoca. Alla fine del IV la Pentecoste risulta un festa già ben definita, in occasione della quale venivano battezzati i catecumeni che non avevano potuto ricevere questo sacramento a Pasqua. In principio la ricorrenza durava una settima: nei secoli i giorni sono stati via via ridotti, fino ad arrivare al 1911, quando la Chiesa cattolica di papa Pio X abolì anche il lunedì di Pentecoste, che tuttavia è ancora giornata festiva ad esempio in Alto Adige, in Francia e nei Paesi protestanti.

Perché si festeggia la Pentecoste?

Perché di fatto la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli, segna l'inizio della missione della Chiesa. Questo il passaggio raccontato negli Atti degli Apostoli: " Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi".

Alcuni simboli: un ferro da cavallo un peperoncino, una coccinella, incrociare le dita, un quadrifoglio, un gatto nero...

Significato del termine [superstizione]

Con il termine superstizione indichiamo credenze di natura irrazionale quando influiscono sul pensiero e sulla condotta delle persone. In particolare chi è superstizioso crede che gli eventi futuri siano influenzati da particolari comportamenti senza che invece vi sia una relazione causale.

Etimologia del termine superstizione

Superstizione è una parola che deriva dal latino superstitiònem, composto da sùper (sopra) e stìtio (stato), sulla base di "stàre" o "sìstere". Il termine viene impiegato da Cicerone nel De natura deorum per indicare coloro che insistentemente si rivolgevano alla divinità con preghiere, voti e sacrifici, affinché serbassero i loro figli "superstiti" (cioè sani e salvi). Da qui il termine, come espressione di atteggiamento di pavido uso del soprannaturale con lo scopo di scamparla.

Tre donne molto belle molto coperte parlano ad un angelo seduto su un masso, il dipinto e scurito dal tempo ma con bei colori vividiAnnibale Carracci, Le tre Marie al Santo Sepolcro; Ermitage, San Pietroburgo

Pasquetta, lunedì dell'Angelo

Festa religiosa che celebra l'Angelo Cherubino che annunciò davanti al sepolcro la Resurrezione di Gesù.

Significato Religioso

Il lunedì dell'Angelo (detto anche lunedì di Pasqua, informalmente Pasquetta, o, nel calendario liturgico cattolico, lunedì dell'Ottava di Pasqua) è il giorno dopo la Pasqua. Come festa non è stata subito riconosciuta, ma è stata aggiunta in Italia nel dopoguerra per "allungare" i festeggiamenti pasquali.

Il Vangelo racconta che Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Giuseppe, e Salomè andarono al sepolcro, dove Gesù era stato sepolto, con degli olii aromatici per imbalsamazione. Vi trovarono il grande masso che chiudeva l'accesso alla tomba spostato; le tre donne erano smarrite e preoccupate e cercavano di capire cosa fosse successo, quando apparve loro un angelo che disse: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto." (Mc 16,1-7). E aggiunse: "Ora andate ad annunciare questa notizia agli Apostoli", ed esse si precipitarono a raccontare l'accaduto in paese.

Tradizione

Il lunedì di Pasquetta è tradizione che le persone trascorrano la giornata con una scampagnata fuori città, al mare o in montagna e comunque rigorosamente fuori porta. Relax e cibo le parole d'ordine: picnic -spesso anche per smaltire gli avanzi pasquali- o agriturismo, l'importante è mangiare bene, insieme, all'aria aperta.

un disegno di libri

In Italia, lo sappiamo, si legge pochissimo: secondo l’ultimo rilevamento dell’Istat solo 40 italiani su 100 dai 6 anni in su hanno letto in un anno almeno un libro (non scolastico e non professionale). In altre parole: 60 italiani su 100 non hanno preso in mano nemmeno un libro in un anno. Siamo fra gli ultimi in Europa, e questo è un grosso problema...

Tre dita di una mano che si vedono dalla parte del palmo disegnate con La Boccuccia gli occhietti le due laterali hanno delle braccine come se quella centrale abbracciasse le altre due

Felicità

Etimoogia

Il termine felice è da ricondursi alla radice sanscrita bhu- (poi trasformatasi in foe- o in fe-) da cui il greco φύω (fyo) = produco, faccio essere, genero (da cui hanno origine i termini fecondo e feto) ed infine al latino foelix o felix = "felice" cioè fecondo, fertile, ed in senso più lato, soddisfatto, appagato.

Significato

Il tema Felicità sta particolarmente a cuore alla Sipp Società Italia di Psicologia Positiva, che a Milano organizza incontri per promuovere gli studi sulla resilienza, sull’autoefficacia, sulla motivazione e sulle risorse che ci rendono individui migliori, facendo progredire anche la società in cui siamo inseriti. Abbiamo chiesto a loro...

una mimosa vista da molto vicino i fiori sono piccoli e simili ad un pon pon di colore giallo

Per strada, a casa, in ufficio, nelle auto, sulle biciclette. Prima tra le mani degli uomini, finiscono poi in quelle delle donne. Il fiore dell’8 marzo, la mimosa, è legato a questo giorno tra leggenda e necessità.

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