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Sabato, 21 Dicembre 2013 02:00

#Oggi è il 21 Dicembre - #SolstizioInverno e genetliaco di Neapolis #Napoli

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Lo Scritto di Dicearco di Messina

... di lui appunto(1) mi è avvenuto di trovare questa testimonianza(2): Nell’inverno del primo anno della settantasettesima Olimpiade(3), al cominciare del giorno nel quale il sole, sorgendo, irradia dal punto dell’orizzonte più vicino al mezzogiorno(4), essendo stati assoggettati alla giurisdizione cumana gli abitanti di Partenope, noi cittadini e soldati di Cuma, sotto la guida del nobile e saggio Ileotimo, figlio di Timanore, esperto nella sapienza di Pitagora, abbiamo risalito all’alba il sovrastante colle(5) fino alla sua vetta, allo scopo di prendere gli auspici per la fondazione di una nuova città in un sito più ampio ed agevole di quello che chiamano Euploia(6), ove è ristretto l’abitato di Partenope.
Al primo raggio di sole il nobile e saggio Ileotimo, arconte e sommo sacerdote, ha segnato con un regolo sul terreno appositamente e per largo tratto già spianato la direzione di quel raggio(7), dal punto di incontro tra la linea di mezzogiorno(8) e quella ad essa perpendicolare sulla quale il giorno e la notte si equivalgono(9). Ha fatto quindi di tal punto centro di un grande cerchio e unito con un tratto del regolo(10) i due incroci di esso cerchio con la direzione del sole e con quella equinoziale dalla parte di oriente. Ripetutosi dieci volte lungo il cerchio lo stesso tratto, è apparsa sul terreno la figura a dieci lati consacrata da Pitagora alla divinità che misura l’universo e simbolo della sua dottrina(11). Già in Partenope…(12). Il nobile e saggio Ileotimo, guida del popolo di Cuma nel cammino della sapienza, ha mostrato essere questo un chiaro segno della benigna disposizione della divinità che governa il mondo verso la nascente città e da tal segno ha stabilito che si prendesse fausto presagio, imprimendolo nel suolo della nuova città col sacro vomere dei fondatori(13). A tal fine ha diviso in quattro parti il cerchio con le due linee solari(14), poi in otto, infine in sedici, e della sedicesima parte dalla linea equinoziale verso settentrione, dal lato di oriente(15), ha deviato il regolo, volendo che quella fosse la direzione rispetto alla quale, come a propria base, si sarebbe misurata la nuova città(16). Questo egli diceva di fare, deviando cioè il regolo di un sedicesimo di giro dalla linea equinoziale, perché i posteri riconoscessero che il fatto era avvenuto proprio nel giorno dell’anno in cui era avvenuto(17).
Quindi ha stabilito nella misura di sei stadi in piano sulla linea di base la distanza, dal luogo dov’era(18), del muro della nuova città e che questa avesse perimetro quadrato, ortogonalmente alla linea di base, assegnando a ciascun lato la lunghezza di cinque stadi. La parte della linea di base compresa tra le mura segnerà, secondo come egli ha prescritto, la “plateia” verso Noto(19); in sua corrispondenza si traccerà quella verso Borea(20), in modo tale che la linea equinoziale corra proprio da un estremo dell’una a quello opposto dell’altra(21): nel mezzo tra le due si farà la mediana, la quale sarà ad eguale distanza dai muri di Borea e di Noto(22).
Gli “stenopoi”(23) si estenderanno dal lato di settentrione a quello di mezzogiorno: saranno due, distanti dai muri come le due “plateiai” estreme. In questo modo ci sarà nel mezzo un quadrato: nel quale, mancando lo “stenopos” mediano, di questo solo un tratto correrà tra la “plateia” mediana e quella di mezzogiorno, per essere annuo gnomone(24).
Il punto medio della “plateia” di mezzo sarà il luogo della “agorà”(25), presso la quale sarà eretto un altare ai figli di Zeus, signori della luce e delle tenebre(26). Da tal punto come centro, infatti, se si conduce un cerchio toccando all’interno i quattro lati della città, su esso lo scostamento dello gnomone dalla linea di mezzogiorno segnerà luce e tenebre nel giorno degli auspici(27). Là, poi, dove il cerchio taglia la “plateia” di mezzogiorno dalla parte di oriente, il regolo di tanto devierà dalla medesima verso Noto di quanto il sole oggi al suo sorgere ha deviato dalla linea equinoziale(28). La strada che, così come il regolo, si disgiungerà dalla “plateia” sia sigillo impresso nel corpo stesso della città(29) dall’oracolo che ha consacrato Neapolis alla divinità misuratrice del cosmo(30).
Questo ho riferito, perché si sappia per sempre, io Dicearco, figlio di Archileo, cumano.


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