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Lunedì, 08 Giugno 2015 02:00

Cultura: 1) bisogno primario; 2) vero motore di sviluppo.

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Il 15 novembre 2012, si sono svolti gli Stati Generali della Cultura presso il Teatro Eliseo di Via Nazionale a Roma.

Gli Stati Generali sono nati dall'evoluzione di una necessità sorta dalla creazione del Manifesto lanciato dal Sole 24 Ore per una "costituente della Cultura" lo scorso 19 febbraio, manifesto che lanciava il grido per un patrimonio artistico, storico e culturale che non ha voce in Italia e che si trova nella assoluta necessità di essere tutelato, messo in sicurezza e reso fruibile. In altre parole un patrimonio storico-culturale che sta lanciando il suo S.O.S. muto attraverso rovinosi crolli. E nei crolli non vi sono pericoli solo per le mura di Pompei e del Colosseo e di altri inestimabili monumenti del nostro passato, ma anche parte delle nostre identità personali e collettive, quella parte di storia che disegna i confini della nostra Italia e che configura la nostra storia nazionale e il riconoscimento di tale memoria quale tassello indispensabile nella storia dell'umanità intera. Il momento centrale della giornata è stata un'animata tavola rotonda con voci indignate dalla platea che sottolineavano la mortificazione della gestione della 'materia' cultura in Italia, evidenziandone l'attuale inadeguatezza che sta facendo perdere posti di lavoro e anche posizioni di riguardo a livello mondiale. E' giunta finalmente l'ora di concretizzare la cultura e renderla produttiva. E' finito il tempo delle parole e degli annunci. In questo senso, è molto importante lo sforzo del Sole 24 ore, che per il tramite del suo direttore Roberto Napoletano, ha generato un Indice 24 coniugando Cultura italiana e sviluppo economico con il pregio della tempestività al fine di colmare la lacuna di informazioni frammentate che finora non hanno permesso di seguire il fenomeno dell'attrattività culturale.

L'Italia ha in se una così estesa proprietà di beni culturali tale da essere riconosciuta in tutto il globo come Paese che da solo è in grado di creare e lo ha fatto nel corso dei secoli, "le cose belle che piacciono al mondo" cose rese possibili dal carattere vitale della nostra cultura, che ne impregna i geni nel DNA storico del Paese che sono: la circolarità ad ampio raggio della nostra cultura e la scintilla della capacità creativa che ha preso forma nel crogiolo delle diverse culture esistenti e che si sono incontrate nello spazio e nel tempo, un incontro di stili diversi passato al setaccio di un originale ingegno che è quello italiano capace di creare innesti, ridisegnare e riplasmare modelli del tutto nuovi ed originali.

In questa capacità creativa tutta italiana vi è il motore da cui si deve riprendere quella scintilla e ripartire. La cultura dunque è quel motore che deve riaccendersi basandosi su un carburante nuovo che deve saper costituire una terza rivoluzione industriale creando innovazione e capitale da reinvestire per una maggiore ricchezza: la ricerca, la formazione, la cultura resa fruibile e produttiva.

Nel nostro Paese dove troppo ci si lamenta, seppure a ragione, di mancanza di fondi e di denaro per la ricostruzione e la riattivazione del mondo del lavoro e dello sviluppo sostenibile il problema non è solo legato ai budget economici, che sono sempre più esigui per la ricerca e la formazione ma è anche un problema di incapacità a creare progetti realizzabili, progetti capaci di assurgere dalle idee alle costruzioni fattibili.

Progetti di rinascita culturale ed economica che possano essere connessi tra la creatività, le imprese e il terzo settore dell'economia che è proprio quell'humus naturale per ricreare un ambiente produttivo, magari basato sulle cooperazioni che supera mentalità statalistiche e che si apre agli enti territoriali, alle democrazie associative e al privato sociale.

L'Italia ha più che mai bisogno di comportamenti responsabili e sensibili ad un radicale cambiamento nei costumi, ma anche di soggetti capaci di portare avanti quelle capacità progettuali, realizzatrici e gestionali che impartiranno il nuovo impulso di ripresa economica e culturale. Soggetti responsabili, cooperativi, ma anche competitivi che potranno agire anche in quegli istituti che operano la riunione dei progetti provenienti dalla realtà sociale, dalla nuova mobilità che spesso coincidono con le Regioni.

Questi sono i bisogni primari dell'Italia per accendere di nuovo i motori dello sviluppo e elevarsi dalle mentalità conservative e difensive.

Questo in sintesi il messaggio del Presidente della Repubblica: innestare nel nostro patrimonio artistico-culturale quella spinta che ci fa emergere da un passato glorioso di eroi e di grandi personalità della Cultura per proiettarci verso una umanità nuova che coesiste e si allarga verso prospettive di futuro e vaste ricerche per il benessere dei cittadini, il progresso e la scienza che camminano sulle gambe concrete del lavoro, dell'industria e della tecnica.

La Cultura è capace di creare lavoro, investimenti e produttività rendendo attuale il passato e ricreando attraverso nuove forme di società civili la capacità di agire nel presente per il futuro.


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