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Sabato, 15 Aprile 2017 02:00

#Aforismi: tante risate con le più belle frasi #umoristiche di #Totò

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Totò e le donne, 1952
  • È incredibile come un bipede di genere femminile possa ridurre un uomo.
  • La signorina è illibata e solo io, il marito, la posso “dissillibare”.
Totò e Carolina, 1953
  • Nella vita non siamo mai soli, abbiamo sempre qualche appendicite.
  • Io sono fortunato, io: ho la macchina rovinata, un vestito quasi nuovo da buttare via, la salute manomessa, forse una broncopolmonite con prognosi riservata, la capa scassata. Ah, come sono felice, come godo, che goduria!
Un turco napoletano, 1953
  • Mi sono seduto su una sedia che aveva un chiodo sul fondo e mi sono fatto male ai paesi bassi.
  • Ho conosciuto una settimana. In realtà prima era una ottomana, ma poi, nella confusione, ha perso una mano ed è diventata una settimana.
  • Con un pezzo di ottomana come lei, io il turco lo faccio.
  • Io sono turco, turco dalla testa ai piedi, ho persino gli occhi turchini.
  • Malgrado la mia forza maschiaccia, ho un cuore tenero, da piccioncino.
  • Ho paura, quello è un deputato.
  • In Oriente non è che le donne sono calde calde, e non ci sono nemmeno fredde fredde. Sono a bagnomaria.
Il medico dei pazzi, 1954
  • Non sono cretino, sono stato cretino un solo giorno: quello del matrimonio.
  • Signore, di sua moglie mi piace tutto, tranne il marito.
Una di quelle, 1953
  • Totò: “Io parlo soltanto la lingua madre”. “Come? Perche’?”. Totò: “Perché mio padre morì quando io ero bambino...”
  • Maria? Che bel nome, perbacco: racchiude tutta una sintesi...
Miseria e nobiltà, 1954
  • Io non faccio il cascamorto, se casco, casco morto per la fame.
  • Ah, no! Noi nel caffellatte non mettiamo niente! Né latte, né caffè!
  • Pasquale: “Non pigliare la pasta grossa ché non la digerisco”. “Pasqua’, tu con questa fame digerisci pure le corde di contrabbasso”.
  • La vera miseria è la falsa nobiltà.
  • Uno che ha imparato a scrivere, che ha buttato il sangue sui libri deve stare alla mercé di quelli che non sanno scrivere
Totò cerca pace, 1954
  • Come è gentile per essere una parente: sembra un’estranea!
  • Giura su qualcosa di più sacro del tuo onore: la tua fame.
  • Dagli amici mi guardi Iddio che dai parenti mi guardo io.
Totò all’inferno, 1955
  • Se ho fornicato? Io nella vita ho fornicato sempre, mi chiamavano il fornichiere!
  • Questi anni lontano da te mi sono sembrati un secolo...anzi un bisecolo.
  • Oddio, desto o son sogno?
  • Il diavolo si è arrabbiato perché gli ho rotto le corna? Ma non si deve preoccupare, tanto, se è sposato, gli ricrescono.
  • Non sono esistenzialista, sono romanista democratico, ma qualche volta tifo per il Napoli.
  • Porga tante esequie alla sua signora.
  • Sono morto oggi, sono un morto di giornata.
Siamo uomini o caporali?, 1955
  • Voi non sapete chi sono io! I miei successi sono proverbiali, alla Scala di Milano, all’ ippopodromo di Londra...
  • Siamo Uomini o Caporali?
  • L’umanità io l’ho divisa in due categorie di persone: uomini e caporali. La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali per fortuna è la minoranza.
  • Ho preso una botta al malleolo del cervello e per poco non mi veniva la meninge. Ma pensiamo alla salute.
  • Che figura ci fa una clinica dei pazzi dove i pazzi sono tutti calmi?
  • Il vino bianco va servito assiderato.
  • Più conosco gli uomini e più amo le bestie.
  • Io sono testimone oculare. .. Veramente, io non ho oculato niente, ma loro dicono così.
  • Una mano lava l’altra e tutte due si lavano la faccia.
  • Il pazzo va assecondato, io sono propenso all’ assecondamento: mi alleno con mia moglie.
Destinazione Piovarolo, 1955
  • Io non so se l’erba campa e il cavallo cresce, ma bisogna avere fiducia.
  • Parola d’onore d’onorevole?
La banda degli onesti, 1956
  • A volte è difficile fare la scelta giusta perché o sei roso dai morsi della coscienza o da quelli della fame.
  • I nordici prendono il caffè lungo, noi sudici lo prendiamo corto.
  • Nel dolore un orbo è avvantaggiato, piange con un occhio solo.
  • Ho mandato mia moglie e i miei figli a un funerale, così si divagano un po’.
  • Il pavimento è una schifezza, lo so, e mi scuso a nome suo. La prossima volta lo incarto.
  • “Io vado a Montecarlo”. “Ah!” “Li c’è il casinò”. “Ma, che bisogno c’è di arrivare a Montecarlo, se il casino lo teniamo già qua”.
  • Il tempo stringe e col restringimento sono dolori.
  • Un anziano afflitto da pessimismo senile, in pianta stabile sulla terra, con la mania di persecuzione mortuaria.
  • Era talmente vecchio che aveva fatto la prima comunione con Garibaldi.
Totò, lascia o raddoppia?, 1956
  • I conti qualche volta non tornano. Ma io sono duca
  • Che mani meravigliose che ha! Ma, mi dica, sono proprio le sue?
  • “Mi batte il cuore, Elsa”. “Perché?” “Così... altrimenti sarei morto”.
  • Sotto le armi, sotto tutela, sotto processo, sempre sotto a qualche cosa si deve stare?
Totò, Peppino e i fuorilegge, 1956
  • Mia moglie è peggio che brutta: è racchia.
  • Non ho paura dei rospi perché sono abituato a mia moglie.
  • Mia moglie è un tipo apprensivo: sta sempre ad Anzio per me.
  • Io la cena fredda la lascio riscaldare: a me la cena fredda piace calda.
  • Sei un cafone, hai agito con modi interurbani.
  • Io e il mio amico siamo ricchi sfondati; io sono il ricco, lui lo sfondato.
Totò, Peppino e la malafemmina, 1956
  • C’è chi può e chi non può: io può.
  • Ho un fratello di nome Peppino: io sono il primogenio, lui il secondogenio, ma è un cretino.
  • Adesso che siamo a Milano finalmente, vogliamo andare a vedere questo famoso Colosseo?
  • Sono napoletano, membro della CNEF: ‘cca nisciuno è fesso’.
  • Se a Milano, quando c’è la nebbia, non si vede, come si fa a vedere che c’è la nebbia?
  • “Noio... volevam... volevàn savoir... l’indiriss...ja..”. Vigile: “Eh, ma bisogna che parliate l’italiano, perché io non vi capisco”
  • “Sei pronto? Avanti scrivi, incomincia: ‘Signorina...” “Dove sta la signorina?” “Ma che, è entrata una signorina? Va’ avanti, animale, ‘signorina’ è l’intestazione autonoma della lettera”.
  • “Punto?” Totò: “Due punti! Ma sì, fai vedere che abbondiamo! Abbondandis in abbondandum!”
La legge è la legge, 1958
  • Tutti i giorni lavoro, onestamente, per frodare la legge.
  • La fotografia di mio padre stava in tutti i commissariati: era fotogenico.
Totò nella luna, 1958
  • Visto che ho un corpo, ho bisogno di una corpa. Mi sono spiegato?
  • E tutto queste tecnologie aerospaziali perché? Per conquistare lo spazio! Ma che se ne fanno dello spazio, dico io, che se ne fanno? Che cos’è lo spazio? È niente! È aria, questo è! Conquisti l’aria, apri la finestra e conquisti l’aria!
  • Mi occorre una potenza straniera, eccola qua, San Marino! Sì! San Marino! Ma no, San Marino non è una potenza straniera, sono tutti bolognesi!
Totò, Peppino e le fanatiche, 1958
  • Cara, voi siete la mia arma segreta... la bomba anatomica!
  • Erano persone che non sapevano fare niente, tranne che mangiare. Mangiavano da professionisti.
Totò a Parigi, 1958
  • La mia fame è atavica: vengo da una dinastia di morti di fame!
  • Eh, sì, ho perduto la memoria... Infatti, nella mia testa, avvengono delle lagune che la laguna di Venezia diventa un’inezia lagunare...
  • Bella, questa maison... tres joilè, anche quattro joilè...
  • Non tutti i mali vengono per suocere!
I soliti ignoti, 1958
  • Mi sono detto tra me e me (che tra l’altro dista pochissimi centimetri)...
Totò e Marcellino, 1958
  • Mai che a un rinfresco dessero un piatto di spaghetti caldi!

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