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Sabato, 15 Aprile 2017 02:00

#Aforismi: tante risate con le più belle frasi #umoristiche di #Totò

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I tartassati, 1959
  • Ognuno ha la faccia che ha, ma qualche volta si esagera.
  • Prendo tre caffè alla volta per risparmiare due mance.
Totò, Eva e il pennello proibito, 1959
  • Non mi uccida, sono figlio unico!
  • Lei è un cretino... s’informi!
  • Al mondo ci stanno tante donne, ma non tutte ci stanno. Starci è l’imperfetto del verbo pomiciare.
Chi si ferma è perduto, 1960
  • Lei è la sorella? E da quanto tempo?
  • Sono vent’anni che lei dice di essere un perito, ma non perisce mai. Ma perisca una buona volta, mi faccia il piacere!
  • Sono napoletano e quindi ho molta stitichezza col caffè. Pardon, volevo dire dimestichezza: è stato un qui pro quo.
  • Ride bene chi ride ultimo! Ed io, da ultimo, mi voglio scompisciare!
Signori si nasce, 1960
  • La vita... è una cambiale.
  • La donna è mobile e io mi sento un mobiliere.
  • Era una donna meravigliosa, con gli occhi verdi, i capelli rossi, l’abito azzurro e le scarpe gialle. Volete sapere come è andata a finire? In bianco.
  • Sei bellissima, affascinante, conturbante, e, se mi è consentito, adiacente.
  • Signori si nasce, cretini si muore.
  • Signore si nasce, e io lo nacqui, modestamente.
  • Cave canem, cave canem, in hoc signo vinces, est est est, mah.
  • Scusa ieri cosa ti ho detto? Domani ti pago ... e domani ti pago.
Letto a tre piazze, 1960
  • È stata una guerra terribile: granate che scoppiavano a destra, granatine che scoppiavano a sinistra; nella confusione ci uscì pure una mezza gazzosa.
  • Dottore, pronto dottore... dottore poi? Puah...! In questo paese non funziona niente, neppure il dottore!
  • Cara accanto a te mi sento bollire. Professo’ lei non ci crederà ma se mi fa un uovo e me lo mette in mano io glielo faccio alla cocca.
Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi, 1960
  • È la somma che fa il totale.
  • Ah, e questa me la chiamate casa? Questa è un abituro, un cunicolo, un’albicocca!
  • Che tempi! Gli ospedali tutti pieni, i cimiteri esauriti.
  • La nostra è un’epoca atomica, un’epoca di reattori, missili, metropolitane e stelle filanti.
  • Io le scuse le accetto a casa mia dalle diciassette alle venti e non oltre.
  • “Sa che cos’è sua figlia? È una ninfetta!”. “Badi come parla! Noi in casa stiamo tutti quanti bene di salute, mia figlia non ninfetta nessuno!”
  • Vi conoscete appena e già volete sposarvi? E che è, un matrimonio tra telegrafisti?
Totòtruffa ’62, 1961
  • L’italo-americano: “Di’ in po’ paisà, è un buon bisinis?” Totò: “Ottimo! Ottimo! I soldi nella fontana ce li buttano tutti, e poi ogni tanto la fitto alle case cinematografiche, ci girano le pellicole qua”.
  • Vuole vedere il mio curriculum? Ma qui, davanti a tutti? No, non posso... ci sono delle signore.
  • Non mi guardi con quegli occhiacci... lei con quegli occhi mi spoglia... Spogliatoio!
  • Lo so, dovrei lavorare invece di cercare fessi da imbrogliare, ma non posso, perché nella vita ci sono più fessi che datori di lavoro.
  • “Io sono a carico del mio babbo”. “Alla sua età?” “Eh, sono minore!” “Eh, se lei è minore, suo padre cosa sarà?” “Maggiore! Maggiore dei bersaglieri a riposo!”
Totò, Peppino e la dolce vita, 1961
  • La vita è fatta di cose reali e di cose supposte: se le reali le mettiamo da una parte, le supposte dove le mettiamo?
  • Diamoci alle orge, facciamocela questa orgiata. Orgiata per due!
  • Anche la groviera ha i buchi, e non si lamenta.
  • Abusivi di tutti i posteggi urbani e interurbani, unitevi! Che cosa chiediamo noi alle autorità costituite e ricostituite? Un posteggio al sole... Abusivi, qui si abusa, si sta abusando!
Sua Eccellenza si fermò a mangiare, 1961
  • Se non c’è nessuno, perché non mi risponde qualcuno per dirmi che non c’è nessuno?
  • Per prendere un caffè e tradire la moglie c’è sempre tempo.
  • L’opulenza femminile è un dono, ma non tutte le opulenze riescono col buco.
  • Un uomo di novantaquattro anni non ha bisogno del medico: può morire tranquillamente da solo.
I due marescialli, 1962
  • Lo so, sono vigliacco, ma sono vivo: meglio un vigliacco vivo che un coraggioso morto.
  • Questo caffè è una ciofeca! Sull’insegna, invece che «Caffè dello Sport», dovete scrivere «Ciofeca dello Sport».
Totò diabolicus, 1962
  • Sì! A voi lo dico! Siete un “Marcista”! [rivolto a un fascista che ha fatto la marcia su Roma]
  • E lei mi sta scocciando! Lei è un paziente che non ha pazienza, che paziente è!? Abbia pazienza!
  • A me i funerali mi danno sempre una grande emozione. Sì, sì: mi vengono giù dei lacrimoni, come se fosse successo chissà che cosa...
Totò contro Maciste, 1962
  • Non sono brutto, ma mi arrangio.
  • Io prode? No, a me non mi prode nulla.
  • Soldati, richiamati, riformati! Vi ho radunato in questo pubblico deserto...
Lo smemorato di Collegno, 1962
  • Il nostro paese è un paese di navigatori, di santi, di poeti e di sottosegretari.
  • Smemorati di tutto il mondo, uniamoci!
  • Zanini, mi tolga le mani di dosso. Lei mi è stato antipatico dal primo momento in cui l’ho vista: è stato un colpo di fulmine!
Totò di notte n. 1, 1962
  • “Parigi è una città poco seria, Parigi non fa per noi, noi andiamo a Madrid!” “Ci sono i toreri!” “E chi volevi trovare gli Esquimesi!”
Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962
  • Il napoletano lo si capisce subito da come si comporta, da come riesce a vivere senza una lira.
Il comandante, 1963
  • La vita è una lotta continua e discontinua.
Gli onorevoli, 1963
  • Italiani, dormite pure, borghesi pantofolai, tanto qui c’è l’insonne che vi salva; mentre voi dormite, La Trippa lavora. Vota Antonio, vota Antonio!
  • Do ut des, ossia tu dai tre voti a me, che io do tre appalti a te.
  • Gli elettori, ingenui fessacchiotti, creduloni. Pensate un po’ che votano i candidati nella speranza che quelli, una volta arrivati a Montecitorio, facciano il loro dovere.
  • Democrazia significa che ognuno può dire tutte le fesserie che vuole.
  • Siccome sono democratico, comando io.
  • Italiani! Elettori! Inquilini! Coinquilini! Casiliani! Quando sarete chiamati alle urne, per compiere il vostro dovere, ricordatevi un nome solo: Antonio La Trippa. Italiano! Vota Antonio La Trippa! Italiano! Vota La Trippa! [Voce dal cortile] ...sì, ar sugo!”
Il monaco di Monza, 1963
  • Abbiamo vegliato la salma per tutta la notte; è stato un veglione.
  • Avete il piede destro al posto del sinistro: Invertito!
  • Lei discende dai Borboni? Allora siamo parenti: da piccolo in casa tenevo un barboncino.
Le motorizzate, 1963
  • Modestamente, la circolazione ce l’ho nel sangue
Totò contro i quattro, 1963
  • La sua vita si svolge tra casa e chiesa... E va be’, ma nel tragitto cosa succede?
  • Non posso farti fesso perché lo sei già.
  • A me i gatti neri mi guardano in cagnesco.
Totò contro il pirata nero, 1964
  • “Ho la sensazione che ci siamo già conosciuti altrove...”. Totò: “Non è possibile, sa, non credo: perché io altrove non ci sono mai stato.
Che fine ha fatto Totò baby?, 1964
  • Lei è vedovo di moglie? Colgo l’occasione per farle le mie congratulazioni.
  • I parenti sono come le scarpe: più sono stretti e più ti fanno male.
  • A volte, anche un cretino ha un’idea.
Rita, la figlia americana, 1965
  • Ai postumi l’ardua sentenza.
Totò d’Arabia, 1965
  • Donne, non scappate davanti a me; ché, mi avete preso per uno spaventapassere?
  • Sono caduto e mi sono fatto male al Vomero.
Operazione San Gennaro, 1966
  • Per avere una grazia da San Gennaro bisogna parlargli da uomo a uomo.
  • “L’appuntamento è qui all’una di notte in punto. All’ una, capito? All’ una di notte? Alle venticinque.
Totò Premio Nobel, 1967
  • La notizia per ora è sottufficiale, poi diventerà ufficiale.

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